Risultati dell’indagine condotta dal Laboratorio Private Equity &Finanza per la Crescita di
SDA Bocconi School of Management,sul potenziale mercato dei crediti deteriorati tra NPLs retail e NPLs corporate, Sofferenze e Incagli

Condotta tra giugno 2015 e gennaio 2016 dal team di ricerca guidato da Valter Conca di SDA Bocconi e da Duke&Kay (società di management per il Turnaround delle aziende), la ricerca ha identificato in particolare la dimensione del mercato dei NPLs “corporate” segmentato per Sofferenze, Incagli, e Crediti ristrutturati. Dai dati rilevati è emerso che:
• Degli 83 Fondi di Investimento intervistati, un terzo
o Si è dichiarato interessato a operare nel mercato dei NPL Corporate, esprimendo preferenze per le aziende di taglio medio-grandi attive nel manufacturing:
o È disponibile non solo a comprare il debito bancario al giusto prezzo, ma anche a iniettare nuova finanza nell’azienda;
o Si aspetta ritorni sull’investimento intorno al 15-20% l’anno.
• Delle 15 Banche intervistate, le 10 banche che hanno risposto:
o Confermano di avere già eseguito operazioni di cessione NPL, inerenti principalmente portafogli retail e immobiliari;
o Si dichiarano molto interessate ad effettuare operazioni nel mercato NPL corporate;
o Tra le operazioni portate a termine, specialmente in ambito debiti ristrutturati, confermano che hanno avuto successo quelle che hanno messo in atto un cambio di Governance (guida dell’azienda).
Queste informazioni sono state confrontate con le elaborazioni dei dati relativi ai Crediti Deteriorati
forniti da Banca d’Italia e Cerved e, in particolare, sono stati presi in esame Sofferenze, Incagli e
Debiti Ristrutturati (secondo le Classificazioni vigenti) per segmentarli rispetto a:
• Area geografica di appartenenza dell’azienda,
• Settore di attività,
• Dimensione del debito,
• Loro correlazione con le procedure concorsuali presenti nei 104 Tribunali fallimentari italiani
• Ruolo degli advisor nel processo di risanamento aziendale.
Lo scopo era identificare le possibili vie di risoluzione delle problematiche relative alla
compravendita dei NPLs, argomento che ha influenzato in queste ultime settimane il corso
borsistico delle banche ed è al centro dell’agenda del Governo per le iniziative volte ad attivare la
ripresa economica.
“Abbiamo sezionato e analizzato il mondo dei crediti deteriorati e abbiamo evidenziato che
accanto al mercato tradizionale delle sofferenze (che vale circa 200 mld lordi e sarà probabile
oggetto delle classiche tecniche di cartolarizzazione, eventualmente integrate dai recenti
interventi normativi) ne esiste un altro molto interessante per l’economia del Paese, quello dei
NPL Corporate che ammonta a circa 135 mld lordi”, ha affermato Valter Conca, docente
dell’Università Bocconi e responsabile del PE Lab.
“Il mercato dei NPL Corporate – aggiunge Maurizio Ria fondatore di Duke&Kay – è costituito da:
• Incagli (lordi 84 mld), rispetto ai quali la “speranza” di recupero è più rilevante,
• Ristrutturati (18 mld) per i quali sono già in vigore accordi con gli istituti bancari che possono
portare a un risanamento del debitore.
La criticità prevalente alla compravendita è data ancora dalla distanza tra prezzi di acquisto e di
vendita.
Negli ultimi mesi si sono costituti vari fondi specializzati che, sotto l’occhio vigile di Banca
d’Italia, hanno proposto diverse tecniche per gestire i crediti deteriorati delle Banche. In questo
senso si era anche attivato il Governo con iniziative specifiche, a es. la cd. “Garanzia di stato”
criticata da Bruxelles, e di sistema, come l’aggiornamento della legge fallimentare e le agevolazioni
fiscali.
Duke&Kay ha operato in alcune compravendite che sono state completate, ma i numeri sono ancora
troppo limitati per poter dichiarare l’avvio di un mercato NPLs Corporate”.
Al fine di “chiudere” il gap tra domanda e offerta, il Governo sta studiando le modalità che possano
rendere meno aleatorie le aspettative di recupero e soprattutto anticipare i tempi di recupero dei
crediti dubbi.
Con la nascita di questo mercato, banche e fondi possono creare un circolo virtuoso che:
• Libera le banche dai crediti deteriorati, permettendo nuove erogazioni a favore dell’economia, e
sostenendo quindi il rilancio del paese,
• Allevia le imprese dai debiti, consentendone il rilancio, anche grazie all’ingresso di finanza
fresca dagli investitori,
• Salvaguarda i posti di lavoro e quindi la capacità di consumo dei lavoratori,
• Porta agli investitori ritorni intorno al 15%, a premio per il rischio che si assumono.