Lo scorso fine settimana, nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 giugno, Torino si è ritrovata al buio a causa di uno dei primi blackout della stagione estiva.
Le cause di questo primo blackout, che ha colpito diverse zone della città lasciando senza corrente circa 10mila utenze e causando interruzioni alla linea metropolitana e lo spegnimento di molti semafori, sembrano da attribuire a diversi guasti ai giunti dei cavi della linea elettrica, messi a dura prova dalla prima ondata di caldo estivo. Inoltre, la rete ha subito un ulteriore stress dovuto alla crescente domanda di energia per la massiccia accensione di climatizzatori e ventilatori.
Nonostante siano stati attivati diversi rimedi, come le squadre di emergenza, e l’Italia abbia pronti il Piano di Emergenza per la Sicurezza del Sistema Elettrico (PESSE), anche noto come “Piano Salva Blackout”, e il piano da 2,3 miliardi di euro per assicurare la stabilità della rete ed evitare situazioni estreme (come quelle verificatosi anche lo scorso mese con il blackout in Spagna), durante il blackout a Torino le interruzioni si sono prolungate per diverse ore causando molti disagi.
Se pensiamo, inoltre, che secondo un recente studio si prevede che nel corso del 2025 circa la metà della popolazione mondiale vivrà in media 30 giorni di caldo estremo in più rispetto agli anni precedenti, investire in infrastrutture più resilienti e in soluzioni innovative per garantire la continuità del servizio elettrico diventa sempre più urgente ed essenziale.
“I sistemi di accumulo energetico rappresentano una delle soluzioni più efficaci per rendere la rete elettrica più efficiente e l’approvvigionamento elettrico più sicuro. L’accumulo integrato agli impianti fotovoltaici favorisce l’autoconsumo locale dell’energia prodotta e questo garantisce un minor sovraccarico e minori perdite di rete, dal momento che l’energia non deve subire diverse trasformazioni di tensione e non deve essere trasportata per lunghe tratte.
È per questo motivo che vengono ora incentivate anche le Comunità Energetiche Rinnovabili, che allargano il concetto di autoconsumo anche ai “vicini di casa”, incentivando la condivisione di energia tra diversi utenti alla stessa cabina di trasformazione elettrica primaria.
Gli accumuli, inoltre, possono anche fornire servizi di bilanciamento alla rete elettrica, assorbendo e rilasciando energia quando necessario e rendendo così il sistema più performante e flessibile. Auspichiamo che questa possibilità, limitata al momento ai grandi sistemi di accumulo stand-alone, venga al più presto estesa anche quelli di piccola taglia connessi ad impianti fotovoltaici.
Da menzionare anche il fatto che alcuni accumuli sono dotati di sistemi di back-up, che permettono di avere un’alimentazione elettrica di emergenza durante i blackout, e questo è un contributo ulteriore che l’accumulo può apportare alla continuità della fornitura elettrica”, commenta Vito Zongoli, Managing Director di SENEC Italia, azienda pioniere nei sistemi di accumulo e leader nell’offerta di soluzioni a 360° per l’autosufficienza energetica.
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